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Bozza di statuto dell'AMEP

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2018 21:10
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Città: ANCONA
Età: 47
Sesso: Femminile
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16/04/2018 21:10

1. E’ costituita l’ “Associazione Magistrati Esecuzione Penale” (AMEP) (il nome è quello che mi è venuto in mente per primo, potete sbizzarrirvi a proporne di alternativi). La sede è a Roma, …………(dove?)
2. L’ AMEP è un’associazione senza fini di lucro, apolitica e acorrentizia e non ammette la creazione di correnti al suo interno. L’adesione all’Associazione non è incompatibile con quella ad altre associazioni purché l’associato non svolga dentro o fuori l’AMEP attività contrastanti con gli scopi e i valori di questa.
3. Ha come scopo quello di diffondere lo studio, il dibattito ed il confronto sul tema dell’esecuzione della pena, sulle varie funzioni della pena, sulle forme di pena e sulla loro efficacia in rapporto a quelle funzioni, nonché su temi correlati attinenti all’utilità ed all’efficacia del sistema penale. Il dibattito e la circolazione delle idee devono essere aperti alle riflessioni pertinenti, senza limitazioni determinate da considerazioni ideologiche o politiche, basati per quanto possibile su dati obiettivi correttamente rilevati ed interpretati.
Ha altresì lo scopo di rappresentare gli associati, sui temi predetti, nell’interlocuzione con il CSM, il Ministero della Giustizia e con altri organismi espressione o meno della politica, in vista anche di riforme ed interventi legislativi ed amministrativi.
Agli scopi predetti favorisce la pubblicazione di articoli ed interventi, organizza convegni e conferenze.
Diffonde inoltre la conoscenza del settore nella società e nelle scuole a scopi educativi e formativi.
4. L’Associazione abbraccia una visione della pena che non trascuri nessuna delle sue funzioni, come desumibili esplicitamente ed implicitamente dall’art.27 Cost.; propugna un sistema basato sulla concedibilità delle misure alternative alla detenzione solo previo e adeguato vaglio di meritevolezza; sostiene la necessità di un sistema penitenziario che preveda regole generali e preclusioni (queste ultime limitate nel tempo o basate su atteggiamenti e comportamenti volontari del condannato), stabilite per legge ed ancorate a dati oggettivi di pericolosità (come tipologie di reati e di condannati), che regolino gli spazi di discrezionalità dell’autorità giudiziaria, nella convinzione che la prevedibilità, in una certa misura, del trattamento penitenziario costituisca una garanzia ad un tempo per i condannati, per le vittime e per la società tutta in quanto viene ridotto il rischio da un lato dell’arbitrio del singolo giudice e di ogni tentazione di sperimentalismo forzante la lettera e lo spirito della legge, dall’altro del suo errore, quest’ultimo tanto più fisiologico poiché i giudizi formulati in fase di esecuzione della pena sono rivolti al futuro.
L’Associazione promuove, all’interno della cornice dettata dal legislatore, l’individualizzazione del trattamento penitenziario, che deve tener conto degli effettivi progressi osservati nel condannato ma anche dei pregressi fallimenti di precedenti percorsi trattamentali.
L’Associazione rifiuta politiche penitenziarie basate, esplicitamente o implicitamente, su prevalenti criteri di economicità a scapito dell’utilità, per i condannati e per la società, dell’esecuzione penale, nella convinzione che l’assenza di adeguate risorse destinate al settore costituisca uno dei principali fattori di fallimento dell’opera di rieducazione dei condannati. La necessità di risorse adeguate è anche indispensabile affinché il giudice del trattamento possa formulare giudizi basati su dati approfonditi, numerosi e significativi: l’istruttoria deve infatti potersi giovare dell’opera qualificata e continuativa di una pluralità di figure professionali, interne ed esterne all’amministrazione penitenziaria.
L’Associazione intende promuovere l’attenzione per le vittime dei reati e per il loro ruolo, anche in un’ottica realmente e seriamente riparativa che la pena deve assumere.
L’Associazione promuove un’interpretazione della legge (della quale i giudici sono garanti ed alla quale sono soggetti) che non trascenda dai possibili significati che essa può assumere, rifiutando quegli stratagemmi ermeneutici -mediante i quali il giudice si erge a legislatore- volti a stravolgerne il significato perseguendo scopi politici o ideologici invece che la certezza e l’uniformità del diritto.
L’Associazione propugna, all’interno delle carceri, un sistema fondato: su un’effettiva offerta trattamentale con reale efficacia educativa e formativa che consenta al condannato, una volta tornato in libertà, di giovarsi concretamente delle attività svolte e delle nozioni apprese, in modo da essere in condizione di adottare uno stile di vita onesto; su regole che consentano di contemperare l’acquisto di senso di responsabilità da parte dei detenuti con l’esigenza di mantenere l’ordine negli istituti di pena, evitando ingiustificate esposizioni a rischio della polizia penitenziaria e spazi di affermazione di egemonie e personalità criminali fra i detenuti.
L’Associazione promuove un’interlocuzione con il mondo accademico anche per stimolare la ricerca sui temi in questione, ad esempio per il reperimento di dati relativi ai tassi di recidiva, ai curricula criminali dei condannati, al rapporto tra condanne inflitte e pene effettivamente espiate, al rapporto tra reati denunciati e condanne conseguite, ed altro, in modo da consentire un serio dibattito sull’efficacia del sistema penale e proporre le riforme opportune.
Promuove altresì un’interlocuzione con quella parte dell’avvocatura che ha a cuore l’utilità e l’efficacia del sistema penale e dell’esecuzione penale in particolare.
5. L’associazione è formata da magistrati che si occupano o che abbiano esperienza nei settori penitenziario e dell’esecuzione penale o in materie comunque attinenti a particolari aspetti ricollegabili ai predetti settori.
L’ammissione di nuovi associati è deliberata dall’assemblea su presentazione di due o più associati; la domanda di ammissione importa accettazione, da parte dei nuovi associati, degli scopi, dei valori e delle idee dell’Associazione stabiliti nel Documento allegato al presente Statuto.
La qualità di associato si perde per recesso o per esclusione. L’esclusione può avvenire per attività contraria agli scopi e valori dell’Associazione e per altri gravi motivi. La proposta di esclusione è formulata dal consiglio direttivo e approvata dall’assemblea.
Possono essere ammessi dall’assemblea su proposta del consiglio direttivo soci onorari fra non magistrati, esperti nei settori di interesse dell’Associazione, che condividono gli scopi e i valori dell’Associazione e abbiano contribuito all’attività della stessa.
6. L’Associazione ha i seguenti organi:
a) un’assemblea di cui fanno parte tutti gli associati; essa a maggioranza dei votanti elegge gli altri organi, delibera a voto segreto l’esclusione degli associati, delibera gli indirizzi e le linee guida per gli altri organi, i quali sono composti da associati e durano in carica (due?) anni; l’assemblea si riunisce almeno una volta ogni anno per l’approvazione del bilancio e ogni (due?) anni per il rinnovo delle cariche; deve riunirsi inoltre entro due mesi dalla richiesta motivata di almeno un quinto degli associati o dalla richiesta motivata del consiglio direttivo. Per la modifica dello Statuto e del Documento allegato occorre la richiesta di almeno un quarto degli associati e la partecipazione al voto di almeno metà degli associati. In assemblea ogni associato può avere massimo due deleghe da parte di associati assenti. La convocazione, con indicazione dell’ordine del giorno, può avvenire anche tramite e-mail. Possono essere previste modalità di partecipazione in videoconferenza e di voto via e-mail;
b) un presidente, che rappresenta all’esterno l’Associazione, fa parte del consiglio direttivo, convoca l’assemblea;
c) un consiglio direttivo di (5?) persone che concretizza ed esegue gli indirizzi e le linee guida stabiliti dall’assemblea, gestisce i fondi (anche mediante nomina di un tesoriere), ne decide l’impiego, decide sull’ammissione di nuovi associati, ne propone l’esclusione, propone l’ammissione di soci onorari. Il consiglio si riunisce a sua discrezione ed anche informalmente. Il presidente può comunque decidere di riunirlo due volte all’anno.
7. Il patrimonio dell’Associazione è costituito da… (prevediamo una quota annuale? e se sì, quanto? se ad es. decidiamo di organizzare convegni sarà indispensabile avere dei fondi per far venire i relatori, se esterni all’associazione)
8. Per ogni aspetto non regolato dallo Statuto si rinvia allo Statuto dell’Associazione Nazionale Magistrati (o dell’associazione MAGED, o altra?)
MdS AN
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